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lunedì 11 ottobre 2010

Luoghi da salvare: Arma delle Mànie

La Grotta dell'Arma, sull'Altopiano delle Manie (Savona)

lettera aperta al Direttore de il Secolo XIX
inviata il giorno 10/05/2010
  
  Egregio Direttore,
    Le scrivo per segnalare a Lei e ai Liguri tutti, unitamente alle Istituzioni, la situazione di emergenza in cui si trova un sito di fondamentale interesse storico e culturale per la nostra Regione.
    Perché uno dei tesori della Liguria è in pericolo.
    Un sito di enorme interesse, dal punto di vista naturalistico-geologico, paesaggistico, archeologico e della cultura materiale, che dovrebbe essere conservato e reso agevole alla pubblica fruizione, verte in grave stato di abbandono e di degrado. E non si tratta di un luogo sconosciuto, disperso nei boschi e difficilmente raggiungibile, bensì della nota Grotta dell’Arma, sull’altopiano delle Manie, nell’entroterra finalese (SV).
    Si tratta di un ampio riparo di roccia calcarea e tufacea, situato a circa 250 metri s.l.m. e immerso in una lussureggiante vegetazione mediterranea. La grotta, che fino agli anni ‘50 veniva utilizzata dai contadini locali come riparo per pecore e capre, è stata oggetto di studio e di scavo a partire dal 1964, sotto la direzione della Soprintendenza Archeologica della Liguria. Sono stati rinvenuti frammenti di utensileria litica e tracce di focolari, oltre che frammenti ossei animali, in strati risalenti al Paleolitico Medio e Superiore, che fanno pensare che l’Arma fosse utilizzata solo come riparo temporaneo, probabilmente legato alla transumanza delle greggi.
    Tutti i reperti venuti alla luce sono stati collocati nelle teche del Museo Archeologico di Villa Durazzo-Pallavicini a Genova, oppure nel Museo Archeologico del Finale, a Finale Ligure, e gli scavi della Soprintendenza risultano ancora aperti.
    La Grotta dell’Arma, comunque, non ospita solo l’area di scavo archeologico, ma anche alcuni interessantissimi reperti della cultura materiale della zona. Vi si trovano infatti tre frantoi a sangue per la lavorazione delle olive, meravigliosamente realizzati in pietra locale, completi di macine e torchi, risalenti con tutta probabilità al XIX secolo (di cui uno all’interno dell’unica camera della grotta). Inoltre si possono osservare dei muri a secco realizzati in pietra tufacea, con tanto di portali di fattura popolare ma pregevole, che servivano a delimitare i vari locali adibiti alla produzione dell’olio e successivamente usati per il ricovero di ovini e caprini. Reperti minori ma non meno affascinanti sono alcuni carri in legno, probabilmente usati per il trasporto di olive e olio e una struttura in legno utile forse alla ferratura degli asini o cavalli che dovevano trainarli.
    Purtroppo, allo stato attuale, tutte le strutture e i manufatti che si trovano all’interno della grotta sono in stato di conservazione pessimo, potenzialmente critico, a causa di una totale incuria che le espone all’azione degli agenti atmosferici e al vandalismo. I tre frantoi, per quanto completi, sono tutti rotti o smontati e i pezzi sparsi per ogni dove, alcuni addirittura riutilizzati in loco come materiale da costruzione; dei tre o quattro torchi che dovevano esistere un tempo, solo uno sopravvive intatto, mentre degli altri rimane la base in pietra, rotta o divelta, e alcune parti lignee, buttate in qualche angolo o riutilizzate; i muri a secco sono in parte franati o pericolanti e i portali non sono messi in sicurezza, anzi, uno di questi è puntellato da una parte con pali di legno appartenenti ad uno dei tre frantoi; fili elettrici pendono da ogni dove, perfino dalla suggestiva apertura naturale che si trova al centro della volta dell’Arma, alcune prese di corrente “sigillate” con del semplice nastro adesivo giacciono pericolosamente in antri microcarsici dove gocciola acqua; la breve rampa di accesso all’unica camera della grotta è stata rielaborata in malo modo, facendo uso di materiali e di tecniche assolutamente non consone al contesto storico e naturale, mentre la camera stessa è completamente priva di illuminazione, pur essendo aperta e accessibile, e il frantoio che si trova all’interno è rovinato e pieno di rifiuti cartacei e plastici; in ultimo, la recinzione di metallo che protegge lo scavo archeologico è brutta, vecchia, ed è stata scelta e installata con criteri poco rispettosi dell’ambiente circostante. Senza contare che attualmente non serve comunque a nulla, poiché nel muro sottostante si è aperta una breccia talmente ampia da permettere il passaggio di una persona adulta.
    A tutto ciò dobbiamo aggiungere la totale mancanza di pannelli didattici in loco e addirittura la più assoluta assenza di segnaletica stradale dedicata! E ricordiamo che l’accessibilità automobilistica è ottima, con una strada larga e sana fino alla deviazione, a circa 2 km dalla grotta, punto in cui la superficie carrozzabile si restringe un po’ e diventa leggermente sconnessa in alcuni tratti. Eppure, né a Finale, né a Noli o nei paesi limitrofi si trova un cartello che segnali la Grotta dell’Arma!
    Se non ci saranno tempestivi interventi di riqualificazione, anche minimi, i danni potrebbero diventare irreversibili e impedire così alla popolazione autoctona ed ai turisti di godere di una attrattiva davvero unica, in cui si fondono alla perfezione natura e lavoro umano.
    Se i Comuni e gli Enti locali non possono permettersi di attingere alle proprie risorse finanziarie per la riqualificazione della Grotta dell’Arma, sarà necessario creare un’associazione consortile in gestione mista pubblica/privata per raccogliere i fondi necessari. Inoltre, possono e devono essere richiesti finanziamenti (anche a fondo perduto) alla Comunità Europea, il cui interesse è, tra gli altri, quello di tutelare e valorizzare il patrimonio culturale degli Stati membri.
    Un “Consorzio per la Riqualificazione e Manutenzione della Grotta dell’Arma” potrebbe essere semplicemente costituito dal Comune di Finale Ligure, dalla Comunità Montana a cui compete il territorio in oggetto, dalla Provincia di Savona, dalla Regione Liguria, dalla Soprintendenza ai Beni Culturali della Liguria e da tutte quelle persone, fisiche o giuridiche, che volessero contribuire alla raccolta fondi. Si dovrebbero interpellare per primi gli enti turistici e le aziende locali che operano in tale settore, unitamente alle banche a e tutte quelle associazioni o società che hanno come obiettivo la promozione e la salvaguardia del patrimonio culturale, naturale e storico/artistico.
Un piano di riqualificazione completa si potrebbe riassumere nei seguenti punti:
- sistemazione e messa in sicurezza delle opere murarie
- messa in sicurezza delle aperture naturali mediante apposite ringhiere
- creazione di un impianto di illuminazione sicuro e adeguato
- rimozione e/o sostituzione dei materiali antiestetici e/o potenzialmente dannosi
- recupero e valorizzazione delle opere inerenti alla cultura materiale
- creazione ed installazione pannelli didattici ed eventuale arredo urbano
- ripristino segnaletica stradale dedicata
    La spesa verosimilmente necessaria per la realizzazione di questi interventi non si può considerare eccessiva, tenendo conto anche del ritorno economico dato dall’afflusso turistico che la riqualificazione dovrebbe richiamare.
    Naturalmente, ci sarebbero le minime spese di manutenzione e di controllo, che potrebbero comunque essere azzerate se si ricorresse all’opera gratuita di una o più delle numerose associazioni di volontariato, il cui zelante impegno sociale è motivo di orgoglio nella nostra regione.
    Quello che comunque non può mancare da parte delle Istituzioni è l’interesse sincero che la situazione di incuria e degrado della Grotta dell’Arma sia risolta il più presto possibile e, quindi, che il sito torni ad essere pienamente fruibile da parte del pubblico e godibile in tutti i suoi numerosi e importanti aspetti.
    Ringraziandola per il suo tempo e sperando che questa lettera aperta sia pubblicata, anche solo parzialmente, sul quotidiano che Lei dirige, porgo i miei più distinti saluti.
Jonathan Ferroni (info@lcsscl.it)
Libero Centro di Studio e Scoperta della Civiltà Ligure

    P.S. La presente è stata inviata, per conoscenza, anche al Comune di Finale Ligure, alla Provincia di Savona e alla Regione Liguria, oltre che alla Comunità Montana Ponente Savonese e alla Soprintendenza ai Beni Archeologici per la Liguria.

Nota: ad oggi, 10 ottobre 2010, nessuno degli enti contattati ha avuto la cortesia di rispondere, neppure in modo formale.


La Grotta dell'Arma



Vista interna



Frantoio distrutto e muro sfondato


Frantoio in grave degrado

L'area di scavo archeologico

Un antico carro e la brutta recinzione


Degrado interno

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