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mercoledì 13 ottobre 2010

Recensione: "Ciappe, beudi e cicogne"

Anna Maria Castellano, Ciappe, beudi e cicogne,
Genova, De Ferrari, 2010

    Da qualche anno a questa parte, in Liguria si sta risvegliando un sincero interesse per il paesaggio rurale e per la sua necessaria conservazione, che richiederebbe una grande quantità di interventi importanti, svolti con tempestività. Naturalmente, i fondi a disposizione per la salvaguardia delle opere rurali, che in molte zone della Liguria si identificano direttamente con il paesaggio (per cui si parla di “paesaggio umano”), sono quel che sono e le politiche regionali e nazionali sono focalizzate su altri obiettivi, magari più remunerativi, quali metropolitane, giardini sull’acqua e infrastrutture di dubbia utilità, la cui costruzione impegnerà manodopera e mezzi per parecchi anni. Fortunatamente, complice l’interesse dei giovani, che stanno invertendo in parte il trend della fuga dalle campagne iniziato nel primo dopoguerra, sempre più persone ed istituzioni si dedicano alla salvaguardia, se non materiale almeno documentaria, delle opere rurali.
    Proprio in questo contesto si inserisce Anna Maria Castellano, ambientalista e attenta osservatrice del paesaggio naturale e antropico che, dopo aver esplorato a fondo il Tigullio, ne documenta le impressionanti opere d’arte “senza autore”, che costituiscono il patrimonio rurale e storico della regione e che sono abbandonate all’usura degli elementi o, peggio, alle ristrutturazioni irrazionali e senza gusto né rispetto.
    Con una mirabile affabilità quasi familiare, insieme ad una brillante competenza, l’Autrice ci guida indietro nel tempo, in un mondo di valori semplici, di ingegno e di forza, che testimoniano non solo le comprovate attitudini storiche della gens ligure, ma soprattutto l’esistenza di un’umanità diversa da quella che conosciamo, un’umanità in cui l’arguzia della mente e la potenza dei muscoli erano in grado di edificare costruzioni grandiose che, senza bisogno di armature o cementificazioni, sono sopravvissute più o meno intatte a quasi un secolo di degrado.
    L’ampio corredo fotografico a cura della giovane Marta Zunino riprende con occhio vigile e commosso sia le insospettabili bellezze dei particolari architettonici e agricoli (uno su tutti, la splendida grondaia in legno, fotografata a Campo di Ne), sia la sconcertante mancanza di rispetto delle moderne ristrutturazioni oppure l’abbandono totale e l’assoluto oblio in cui vengono lasciati edifici, fasce e sentieri. Simboli di questo mondo in pericolo di estinzione sono proprio i particolari architettonici peculiari di questa zona, che danno titolo all’opera: le ciappe, i beudi e le cicogne (per scoprire cosa sono, vi consigliamo di acquistare il libro!)
    Speriamo presto di poter vedere altri volumi di questo tipo, magari della stessa Autrice e, soprattutto, speriamo che queste iniziative scuotano un pochino gli animi più sensibili e che si possa presto passare dalle parole ai fatti.

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