LCSSCL Blog

Benvenuti in LCSSCL Blog!

Questo blog è indissolubilmente legato al sito http://www.lcsscl.it/ ed è stato creato per ampliare e potenziare il contatto del Centro Studi con il pubblico. Sul Blog verranno trasferite le sezioni "Luoghi da salvare" e "Recensioni", attualmente presenti sul sito. Inoltre, verranno aggiunti sotto forma di post numerosi contenuti nuovi. Il bello di un blog è che gli utenti, dopo aver visualizzato i contenuti, possono lasciare un commento, una loro opinione, un suggerimento od una critica in forma pubblica. Questo, oltre ad arricchire il blog, permette agli utenti di esprimere il loro pensiero sui contenuti proposti da LCSSCL in modo diretto e informale purchè, ovviamente, decoroso.


venerdì 12 novembre 2010

Antichi luoghi di culto in Liguria 3


Il santuario mariano di Roverano, presso Carrodano
 
Si tratta di uno dei santuari più antichi della Liguria orientale, fondato intorno al 1350, con una storia che è, più che altro, leggenda.
Tale storia ricalca uno schema narrativo utilizzato spessissimo nei racconti di apparizioni mariane, il cui significato esamineremo in seguito.
Il 7 settembre di un anno imprecisato (si dice tra il 1350 e il 1352), due pastorelle, di cui una sordomuta dalla nascita, stavano riposando sotto un ulivo sul monte Roverano, non distante dal piccolo borgo di L’Ago.
Improvvisamente, apparve loro una bellissima signora vestita di azzuro, ovviamente la Madonna che, apostrofando la ragazzina muta, la invitò ad andare a chiamare il parroco di L’Ago e condurlo al suo cospetto. Inutile dire che la pastorella acquistò miracolosamente voce e udito e si recò a chiamare il parroco il quale accorse, insieme a metà della popolazione del borgo, entusiasticamente per vedere la Vergine. Ma la bella signora era già scomparsa.
Da un ulivo, però, pendeva un quadro raffigurante la Madonna col Bambino. Il parroco decise di portarlo nella canonica per sistemarlo, in seguito, nella chiesa paesana ma, il mattino dopo, il dipinto non era più dove l’aveva lasciato e, solo dopo lunghe ricerche, venne rinvenuto sul monte Roverano, appeso al medesimo ulivo del giorno prima.
Fu chiaro, quindi, che era in quel luogo che la Vergine voleva essere venerata e venne subito eretta una cappella che fu poi ampliata varie volte fino alla disposizione attuale, del 1875(1).
Ma c’è anche un altro evento miracoloso che, al contrario dell’apparizione, si ripete tutti gli anni, proprio il 7/8 settembre, durante i festeggiamenti che coinvolgono gli abitanti di L’Ago e Termine: la fioritura eccezionale degli ulivi.
Si dice, infatti, che gli ulivi che circondano il santuario fioriscano miracolosamente durante la processione, completamente fuori stagione.
Quest’ultima tradizione è molto significativa poiché ci permette di fare un’ipotesi interpretativa dell’intera leggenda.
Innanzitutto, la ricorrenza dell’apparizione cade il 7/8 settembre (come la processione al monte Dragnone), data che, secondo il calendario gregoriano, corrisponde alla Natività di Maria e, secondo il costume agricolo, segna la fine dell’estate e dei raccolti.
È del tutto probabile, come abbiamo riscontrato in precedenza, che la Chiesa Cattolica abbia sovrapposto il culto mariano alle festività pagane, per cui la celebrazione della Natività di Maria potrebbe essere stata programmata proprio in quella data per sostituirsi ad un evento rituale precedente, magari di tipo agrario.
La coincidenza di tale periodo con la fine dei raccolti, infatti, sembra un buon indizio in questo senso. Feste agrarie simili sono state celebrate fin dagli albori dell’agricoltura, per cui non sembra strano che i liguri del XIV secolo abbiano voluto la Madonna come nume tutelare di questo particolare momento in cui tutto diventa più precario, si va verso l’inverno e solo il duro lavoro estivo-autunnale può garantire la sufficienza di cibo conservato, nei mesi freddi.
Come già detto per le altre leggende esaminate fin qui, anche questa “Madonna di Roverano” potrebbe essere solo un aggiustamento cristiano di una divinità agreste molto più antica, una grande madre della fertilità, personificazione della terra stessa, che veniva venerata forse nel tentativo di allungare di qualche tempo l’abbondanza della messe oppure, più verosimilmente, come buon auspicio per la primavera successiva in cui la natura, memore della devozione autunnale degli uomini, sarebbe stata generosa nel donare i suoi frutti.
In questo contesto, sembra inserirsi coerentemente la “fioritura miracolosa” degli ulivi che potrebbe essere stata introdotta in tempi lontani, inizialmente come ritualità di tipo simbolico.
Non una reale fioritura ma, forse, un evento in cui i rami di alcuni alberi venivano decorati con rappresentazioni floreali. Oppure i fiori potevano essere dipinti o marchiati sul corpo con colori naturali, tramite stampi, simili alle pintaderas preistoriche.
Tale pratica potrebbe avere avuto lo scopo di “ringraziare” la terra per quanto dato, e “invitarla” a fare altrettanto l’anno successivo, al suo risveglio dal sonno improduttivo dell’inverno.
Questa tradizione potrebbe tranquillamente essere giunta, neanche tanto distorta, fino a noi e, in seguito, collegata al culto della Madonna.
Inoltre, ricordiamo che il fiore può considerarsi, generalmente, un simbolo solare e, quindi, avere una valenza in più nella cultura agricola, in quanto il sole è la conditio sine qua non della crescita delle coltivazioni. Incisioni raffiguranti forme solari al limite del floreale sono state rinvenute, in grande quantità, in tutti i siti rupestri della Liguria.
Notiamo, infine, come il fiore sia collegato per similitudine alla farfalla, simbolo dell’anima slegata dal corpo e, quindi, dello spirito dei defunti.
Ritornando al santuario, comunque, riscontriamo che il toponimo “Roverano” deriva dal latino robur, con il significato di “forza” o “robustezza” ma anche di “quercia”. La rovere, il più famoso tipo di quercia, prende nome proprio da questa radice.
È possibile allora collegare nuovamente il monte Roverano con i culti naturalistici, questa volta dal punto di vista arboreo. La simbologia dell’albero, di cui abbiamo parlato brevemente in precedenza, è, oltre quella di asse del mondo, quella di identificazione con l’uomo. L’albero, come l’uomo, è fatto di un tronco portante, attaccato alla terra con i suoi piedi/radici, che si espande nelle tre dimensioni grazie ai suoi rami, le braccia.
Il monte Roverano è un passaggio obbligato per raggiungere il Passo del Bracco e, quindi, sito su una via di comunicazione importantissima anche nell’antichità. Non è improbabile che fosse un luogo di culto di una certa importanza e che la devozione dei valligiani pre-romani, difficile da estirpare, sia stata “giustificata” dall’apparizione della Madonna che avrebbe, in un certo senso, consacrato uno spazio profano e ne avrebbe resa, quindi, tollerabile la frequentazione.
È probabile che i liguri di oggi, senza nemmeno saperlo, stiano frequentando i luoghi spirituali dell’antichità, così come hanno fatto i loro padri e i loro nonni prima di loro, in una continuità fluida che, seppur cambiando gli oggetti di venerazione, ricalca una spinta spontanea verso certe mete, oppure una tradizione talmente potente da non riuscire ad estinguersi, nonostante i millenni.

Note:
(1) F. M. Bussetti, G. Costa Maura, I Santuari della Liguria, Genova, AGIS, 1980; M. Gamba, Apparizioni Mariane, Udine, Edizioni Segno, 1999


La facciata del Santuario dopo gli ultimi restauri


Il dipinto raffigurante la Vergine con Bambino

Nessun commento:

Posta un commento