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mercoledì 13 aprile 2011

Antichi Luoghi di Culto 10

Portus Veneris, antico tempio di Venere



L’ameno borgo marinaro di Portovenere, la chiesa di San Pietro, a picco sul mare, con la romantica loggia da cui si può ammirare la costa dal Muzzerone al Mesco, la Grotta Arpaia, l’Isola Palmaria, il Tino e il Tinetto. Chi non conosce, ormai, queste immagini da cartolina? Ambìta meta di turisti da tutto il mondo, Portovenere è oggi uno dei borghi più pittoreschi del litorale spezzino, se non di tutta la Liguria.

In effetti, la suggestiva posizione deve essere stata gradita anche agli antichi Liguri e ai Romani, che si contesero il territorio ed il conseguente dominio sui traffici navali del golfo lunato.

Sia il promontorio di Portovenere che la Palmaria, infatti, hanno ospitato antiche tribù liguri. Proprio sull’isola, nella famosa Grotta dei Colombi, sono stati rinvenuti numerosissimi reperti ossei che, secondo un approfondito studio stratigrafico, testimonierebbero varie fasi di utilizzo della cavità. La prima funzione sembrerebbe essere stata quella di sepolcro mentre, in seguito, sarebbe stata utilizzata anche come abitazione.

Per quanto riguarda la terraferma, invece, è noto che la suggestiva chiesetta di San Pietro a Portovenere è sorta su un preesistente tempio romano dedicato a Venere. Da qui, il nome del borgo che, in antichità, era utilizzato per indicare l’intero golfo spezzino.

Tuttavia, è anche assai probabile che tale tempio romano sia sorto sulle rovine, ancora più antiche, di un luogo di culto degli antichi Liguri, probabilmente dedicato ad una divinità femminile, che sarebbe poi stata assimilata a Venere dai conquistatori romani.

Se ciò è verosimile, allora sembra sensato ipotizzare una fruizione del santuario coeva all’utilizzo sepolcrale delle grotte della Palmaria. Infatti, è del tutto possibile che i morti venissero portati sull’isola dalla terra ferma con un facile e breve tratto di navigazione. Addirittura, è verosimile che nel paleolitico medio-superiore, in piena glaciazione di Würm, la Palmaria fosse raggiungibile a piedi, dato che il livello delle acque marine era molto più basso di quello odierno.

La Grotta dei Colombi, come nota giustamente R. Formentini in un suo libro, è un luogo di sepoltura emblematico che, probabilmente, rivela una paura atavica che i morti possano tornare nel mondo dei vivi. La posizione estremamente difficile da raggiungere, a picco sul mare, su di un’isola staccata dalla costa, rappresenta il massimo impedimento fisico imposto al morto, nonché la massima separazione tra il suo mondo e quello dei viventi.

È quindi possibile che il promontorio di Portovenere sia stato utilizzato, fin da tempi remoti, come luogo di culto o di pratiche funerarie, atte a preparare il viaggio del defunto verso “l’isola dell’aldilà”. Un concetto simile è già stato espresso da Ubaldo Mazzini, parlando del Menhir di Tramonti, da cui si vedeva “fluttuare” a causa della distorsione atmosferica, la Corsica.

In seguito alla conquista romana del territorio, il tempio sarebbe stato convertito, come era costume allora, alla divinità del pantheon romanico che più assomigliava, per attributi e caratteristiche, a quella venerata dai “barbari”. Successivamente alla cristianizzazione della Liguria, il sacrario sarebbe stato nuovamente convertito, stavolta abbattendolo e ricostruendoci sopra una chiesa, dedicata posteriormente a San Pietro. Tuttavia, fino a pochi anni fa era ancora visibile, in alcuni punti all’interno dell’edificio, la pianta del tempio paleocristiano, orientato al contrario di quello odierno, cioè con l’altare rivolto verso il Monte Muzzerone e le Cinque Terre.

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